sabato 20 agosto 2022

                                 INTERVISTA  A  ROBERTO  VASSALLO

Biografia.

Sono nato a Genova cullato dall'inerzia della “macaia”, passando l’adolescenza come la maggior parte dei ragazzini, sino a quando scopro la passione per la poesia.

La scintilla nasce dai versi di Arthur Rimbaud con il Ballo degl'impiccati, poi leggendo gli scritti di Charles Baudelaire, Paul Verlaine, i racconti di Jack Kerouak e quelli di Ernest Hemingway.

L’incontro con la donna libanese che poi diventerà mia moglie, mi spronerà a lasciare l’Italia e un futuro incerto per trasferirmi in Libano, e sarà lei ad interessarmi alla filosofia cristiana, alle letture, sia della Sacra Bibbia, sia degli scritti apocrifi.

Da questa ricerca nasce il primo romanzo Maria e il libro dei tre mondi, che, tra esperienze vissute in prima persona e altre raccontate da amici e conoscenti, traccia un sentiero che attraversa, tra mito e realtà, l’immenso campo dell’inconscio.

Passati sette anni, ne prende forma un altro, totalmente diverso dal precedente, sia nella trama sia nel modo di narrare; due storie che trattano lo stesso tema, ma da due prospettive diverse: l’amore che vale la pena di essere raccontato. La voglia di raccontare e raccontarsi ha ripreso la sua essenza; non più fiabe fantastiche ma storie vere, come solo la vita ci narra, sta solo a noi scriverle (se vogliamo) senza perdere neanche una sillaba, raccontarle come si fa con gli amici, semplicemente come un soffio di vento che porta refrigerio. Nasce Variazioni sul tema.

Poi nel Febbraio 2020 scoppia la pandemia del corona virus, e in quei giorni di forzato “coprifuoco”, ho avuto l’occasione di rileggere i molti racconti che avevo scritto (e riposto in un cassetto) dal 2014, anno in cui ho cominciato a leggere i libri di Raymond Carver e guardare i film di Quentin Tarantino. Cosa succede quando s’incontrano le psicosi dei racconti di Carver e la didattica sanguinolenta di Tarantino? Da quello strano connubio, dopo anni di “invecchiamento in botti di rovere”, nasce Ti va di ballare. Storie di quotidiana alienazione, vicende che si possono leggere quotidianamente sui giornali, ma a cui il nostro occhio non presta più alcuna attenzione. Sono dodici storie di ordinaria follia, istantanee in bianco e nero della quotidianità che ci circonda e alla quale ci siamo, nostro malgrado, assuefatti. Ne viene fuori il ritratto di una società patriarcale ancorata al mito del maschio dominante, dove l’uomo però è proiettato in una nuova dimensione e perde il contatto con la realtà, ed è la donna, con le sue paure, le sue fragilità e nevrosi a prendere il sopravvento, ad afferrare il timone del comando e a dimostrare come davanti alle avversità sia sempre lei la più forte. A volte però bisognerebbe soffermarsi, e decifrare tra le righe tutta la disperazione che si cela tra gli spazi bianchi.
Il risultato è nelle pagine di queste “storie brevi” da leggere tutte d’un fiato. Il ritratto di una normalità fatta di attimi, che aprono il baratro al delirio della follia.



Ciao Roby, e grazie di essere ospite del mio blog. Intanto i miei complimenti per la tua ricerca intima e professionale dei temi e dei valori che accompagnano l'uomo durante la sua vita: l'amore, la spiritualità, il dolore, quello sordo, senza speranza, eppure non insensibile alla tenue fiammella della speranza, che sempre si erge in fondo al cuore, protestando per essere colta, come nell'ultimo racconto del tuo libro Ti va di ballare. Si avverte, nei tuoi lavori, l'innata curiosità, il disincanto ma anche la capacità di abbandonarsi dei tuoi personaggi, nel bene come nel male. Sul filo della Fantasia non vi è argomento che ti lasci indifferente o superficiale. Ti viene spontaneo osservare le situazioni e le persone con uno sguardo che definirei multidisciplinare, vista la tua acuta capacità di individuare il nocciolo della questione, la sua essenza, per tradurla non solamente con linguaggio scritto, ma anche pittorico, musicale, grafico, cinematografico. Un artista a tutto tondo, eclettico quanto basta per permettersi le notevoli doti comunicative che lo distinguono.


Ciao Loredana, prima di tutto vorrei ringraziarti per avermi ospitato nel tuo blog e dell'opportunità che mi dai, parlando un po' di me e dei miei lavori.

  1. Vorrei agganciarmi allo spunto divertente in cui ti riferisci alla tipica “macaia” genovese, che vivesti come una sorta di culla; cosa intendi con macaia?

    La macaia che intendo io è il torpore interiore, che pari al vento di scirocco caldo e umido avvolge il nostro essere come una cappa pesante e ci rende inermi e inerti a ciò che ci circonda, tutto ci scivola addosso e senza quasi rendercene conto anche il tempo, lo lasciamo andare via, quasi non ci appartenesse.

2. Oh! Ecco, nel mezzo della danza macabra
    nel cielo rosso un folle scheletro avanza
   di slancio, e come un cavallo impenna:
   e, poiché al collo la corda è stretta,
   raggrinza le dita sul femore che scricchiola
  con grida simili a ghigni
  e come un acrobata che rientra nella sua baracca
  rimbalza nel ballo al canto delle ossa.
  Alla nera forca, amabile moncone,
  danzano, danzano i paladini,
  i magri paladini del demonio,
  gli scheletri dei Saladini!

    Il tema dell'impiccato, caro al Rimbaud della tua adolescenza e celebrato da artisti come Villon, Brecht, De Andrè, ti ha ispirato all'inizio della tua passione per la scrittura. Vuoi raccontarci come?

    Ero in seconda media, ricordo un voluminoso libro di antologia, dove tra le poesie del Leopardi e del Carducci fece capolino, timida come una perla, il Ballo degl'impiccati di Arthur Rimbaud. Bastarono le prime righe e mi innamorai di quel modo di esprimersi, di quelle parole, e di quel mondo tetro ma poetico. É da lì che è cominciata la mia avventura; scrissi quasi di getto “Verrà il giorno”, un'allegoria del giorno del giudizio, sull'attesa del giudizio finale, quando tiri le somme di tutto quello che hai fatto e alla fine ti rendi conto che forse sarebbe stato meglio “non essere mai nati”.


  1. In che modo gli studi religiosi hanno portato alla stesura del primo romanzo Maria e il libro dei tre mondi?


    Di questo devo ringraziare Marlene, mia moglie; lei, e cinque anni di permanenza in Libano, mi hanno permesso di approfondire quelle che erano le mie poche conoscenze sulle religioni. Il Libano è un crocevia di culture, lingue e religioni diverse che affluiscono nello stesso mare, la spiritualità che sfocia nella gioia di vivere.

  2. La voglia di raccontare e raccontarsi ha ripreso la sua essenza; non più fiabe fantastiche ma storie vere, come solo la vita ci narra, sta solo a noi scriverle (se vogliamo) senza perdere neanche una sillaba, raccontarle come si fa con gli amici, semplicemente come un soffio di vento che porta refrigerio. Nasce Variazioni sul tema. Puoi dirci qualcosa su questo romanzo?

    Quando si pesca nel proprio passato, si trovano interessanti aneddoti rimasti sepolti nei cassetti della memoria che attendono solo di essere rinnovati. In questo caso due storie. La prima narra di un uomo che ritorna dopo una lunga assenza nei posti della sua gioventù, e lì trova gli amici di sempre; però il tempo e la lontananza hanno cambiato le cose, nessuno è più come prima, ed è inutile tirare il passato per la giacca per farlo ritornare. La seconda storia riguarda una ex collega di lavoro. Era stanca e delusa della sua situazione, sia sentimentale che affettiva, e dopo che me l'ebbe raccontata chiesi il permesso di riscriverla, cambiandone il finale. Il risultato non solo le piacque, ma si avverò anche.

  3. É interessante il connubio che nella mente degli autori, talvolta, prende forma dall'accostamento di diverse opere o diversi artisti. Come uno sguardo assolutamente soggettivo il quale, una volta svelato, può essere colto anche da altri. Ti chiedo, quale connessione hai ravvisato fra Raymond Carver e Quentin Tarantino?

    Carver è sintetico, scrive solo storie brevi e in poche pagine condensa tutta la vicenda, che a volte non ha nemmeno una fine. Tarantino invece è l'opposto, prolisso, duro ed esagerato; descrive le scene con dovizia di particolari, specialmente quelle oltremodo violente. Io ho raccolto il meglio dei due, l'essere sintetico e l'oltremodo violento.

  4. La tecnica “show don't tell” è molto consigliata nei corsi di scrittura creativa di ultima generazione. Mostra, non raccontare. Sembra questa l'intenzione nel tuo terzo romanzo, Ti va di ballare, dove premetti che “a volte però bisognerebbe soffermarsi e decifrare tra le righe, tutta la disperazione che si cela tra gli spazi bianchi”.

    Leggere non basta, bisognerebbe chiudere gli occhi e immaginare, perché se è vero che lo scrittore traccia la sceneggiatura, è anche vero che è il lettore a dirigere la scena.

  5. La tua sensibilità ti fa cogliere gli aspetti del femminile come vincenti, dopo millenni di sottomissione e violenze subite, ma come vivi questa presa di coscienza? Come una sconfitta? Oppure, secondo il tuo stile nella scrittura, osservando il fenomeno con una sorta di ironico distacco?

    Mi rendo conto che certe mentalità sono dure a morire, io non ho fatto altro che vedere le cose come sono, per la donna; così come, per l'uomo, c'è un solo posto, quello “accanto”.

  6. Quanto è importante l'ironia, nelle tue creazioni?

    L'ironia è il sale che da più gusto alla nostra esistenza, è quella che ti aiuta a svegliarti il giorno dopo e ti fa vedere il sole in un giorno di pioggia.

  7. Passiamo a domande meno classiche, leggermente più fantasiose. Possiamo permettercele data la confidenza che nasce dal nostro grado di parentela, e da tante avventure creative condivise. Quale demone o quale angelo guidano la tua mano? E, se sì, accade sempre, o solo in alcuni passaggi?

    L'unico demone che a volte si traveste da angelo, e viceversa, è la fantasia. Quando sono sotto i suoi effluvi mi lascio andare, scrivo e scrivo senza pensarci, perché ne sono posseduto, poi quando realizzo a mente fredda che ho finito, rientro in me ma lascio quasi tutto così com'è, perché la mia parte inconscia ha avuto ancora il sopravvento.

  8. Definiresti la scrittura terapeutica?

         Sicuramente sì. Se non avessi scritto, forse non avrei trovato quella valvola di sfogo, che                         probabilmente avrei trovato altrove. Sì, scrivere fa bene perché distende, dilata il tempo, ci                     impegna a trovare una nostra strada e ci fa conoscere noi stessi.

11.   Cosa consiglieresti ai giovani che vogliono diventare scrittori? Quali le insidie, le trappole,                      pareggiate o meno dalle gioie e soddisfazioni?

       Inutile starci a girare attorno, scrivere è un fatto molto personale, per come la vedo io. Per i                     racconti che scrivevo e che scrivo adesso, è un percorso, un viaggio fantastico in me stesso. So               dove sono partito, ma non so dove mi porta.

12. Come ti vedi da “vecchio e cadente, raccontare a tutta la gente del tuo falso incidente?” (Cit. Un            giorno credi, di E.Bennato).

     Ho passato da tanto l'età per essere un mito od un eroe e quindi mi devo accontentare di diventare           vecchio e cadente...

13.Se dovessi consigliare un ascolto musicale come accompagnamento per le tue opere letterarie, su           cosa cadrebbe la tua playlist ideale?

    Senza dubbio J. S. Bach per Maria e il libro dei tre mondi, e in particolare la Passione secondo             Matteo. Per Variazioni sul tema, potrebbe essere un buon accompagnamento Sympathy for the devil     dei Rolling Stones; e per finire con Ti va di ballare, Lunfardia di Adriano Celentano, specialmente nell'ultimo racconto.

14. Descrivi un tuo rito fantasioso e personale allorchè ti accingi a scrivere. O una piccola mania.

      Non ho riti o gesti scaramantici, per quanto possa sembrare strano. Ho solo bisogno di silenzio, il           più assordante possibile.

15. Scrivere per gli altri, scrivere per sè: dove il confine?

      Il confine si supera quando quello che hai scritto viene letto da altri; da quel momento non ti                  appartiene più. Scrivere è una relazione intima con i propri sentimenti, ma sappiamo anche che chi        scrive, sotto sotto, vuole che gli altri lo leggano.

16. La vena creativa: da cosa nasce? E perché muore?

      A volte basta davvero poco per farla scaturire, è come una passione, arriva d'improvviso, la vivi             finché puoi e poi la lasci morire, perché le passioni troppo lunghe diventano noia.

17. Parlaci dei tuoi progetti futuri, da qui a trent'anni! Indica i links e i contatti di riferimento dove i              lettori possono trovare i tuoi libri.

      Mi piacerebbe ritornare a scrivere, perché c'è sempre un vecchio progetto più e più volte               rimandato, che ogni tanto fa capolino e può darsi che questa sia la volta buona.

      Per coloro che volessero approfondire le tematiche che ho trattato, ecco i link per degli spunti:

      Variazioni sul tema https://www.kimerik.it/libro/1444/variazioni-sul-tema-roberto-vassallo/

      Ti va di ballare: https://tinyurl.com/3ekxuyvc

      Maria e il libro dei tre mondi non è più disponibile nelle librerie, ne posseggo delle copie per chi            volesse leggerlo.

18. Ultima domanda. Noi abbiamo condiviso per diversi anni l'esperienza nella Compagnia Teatrale La        Conchiglia, che ci ha visti creare eventi di ogni sorta, sempre beneficiando della tua disponibilità e        capacità di creatore di siti web, di fotografo, videomaker e pittore. Ricordo la presentazione teatrale       del tuo romanzo Maria e il libro dei tre mondi. Vuoi dirci come hai vissuto, in quanto autore, il               vedere trasposte le tue parole in un'azione scenica? Un'esperienza che consiglieresti?

    Senza dubbio l'esperienza con la Conchiglia, con te, Maury e tutti coloro con cui ho lavorato, mi ha        fatto crescere; il teatro, recitare, leggere i copioni, tutto estremamente esaltante, ma nulla è             paragonabile, a mio parere, a vedere una propria creatura prendere vita, in parole, gesti, musica e danza, per diventare arte fruibile.








venerdì 12 agosto 2022

 



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Le foto pubblicate si riferiscono a due spettacoli significativi che scrissi e diressi nei primi anni 2000: Freddie Mercury, my fairy king, e Gesù. Trasgressione & Spiritualità. Ma la vera spiritualità, non è forse una forma di trasgressione verso ogni dogma e indottrinamento? Gesù non era un ribelle per i suoi tempi? Ascoltare la voce di Freddie, poi, ci trasporta in alto, al di là di etichette e logiche di mercato.

L'Arte stessa, se fatta col cuore, è pura spiritualità...

 https://www.facebook.com/groups/scrittriciescrittoriemergenti/permalink/1395850624240940/


Presento il mio quarto romanzo, appena pubblicato e disponibile in formato e - book ed in cartaceo.

E' possibile leggere alcuni estratti cliccando sui seguenti links.

Grazie se lascerete un commento, noi autori ed autrici che pubblichiamo in self possiamo crescere grazie ai commenti ed alle recensioni dei nostri fedeli lettori.

Contessa Scalza è il mio pseudonimo, vi piace?

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