venerdì 24 giugno 2022


 Esiste nel linguaggio cinematografico una tecnica, detta “soggettiva” in cui la telecamera sostituisce appunto il soggetto, avanzando nello spazio della location come fosse questi a muoversi; ciò che la telecamera narra è la visione o meglio, il “punto di vista” della persona o della cosa che osserva luoghi, persone e situazioni via via svolgersi sotto i suoi occhi.

Avrete fatto caso alla ripresa di una facciona che appare sollevando il coperchio di un vasetto di yogurt, nelle pubblicità, come se ci fosse una telecamerina sul fondo del vasetto, puntata verso l'alto! Quella è la soggettiva del vasetto di yogurt, ed è la tecnica usata da Bianca Fasano nel suo racconto, “Lo Specchio”.
Il libro di cui fa parte “Lo Specchio” è una raccolta omonima di sei racconti, scritti adoperando diversi punti di vista.
La Fasano narra ora in prima persona, ora in terza, mentre nel racconto scelto come apertura adopera il punto di vista di uno specchio, oggetto di famiglia, spiato da un osservatore esterno che ne descrive le generazioni a cui è appartenuto, i diversi arredamenti che si succedono nel tempo, le facce che vi si riflettono in un lungo e rotondo peregrinare, di casa in casa, fino alla chiusura del cerchio.
Un elemento importante nello stile di Bianca Fasano è la napoletanità. Lungi dalla facile scelta di intercalari o di espressioni popolari, la napoletanità è avvertita nella parlata essenziale e asciutta, franca e onesta, senza giri di parole, dalla terminologia tanto semplice quanto potente, nella forza evocativa di stati d'animo e descrizioni varie in cui l'autrice non si attarda e di cui non si sente la mancanza.
Pure, avrebbe potuto esibirsi in una dettagliata spiegazione di tutta la letteratura esistente sulla simbologia dello specchio; non lo ha fatto, ha preferito affidare alla sola forza di quelle due parole “lo specchio” la marea di interpretazioni libere dei lettori, e questa è la forza di uno scrittore: evocare, non spiegare.
Umanità, sobria accettazione del destino ma anche forza d'animo e spiccata intelligenza, senso pratico e altruismo sono i valori che emergono dalle storie, alcune dal sapore autobiografico come “Il Mal di Denti” dove paragona, e idealmente accompagna, una tribolazione fisica alla tribolazione emotiva per un fatto di cronaca realmente accaduto, il caso di Alfredino Rampi.
O ne “Il Padre” in cui la protagonista trova la forza di volgere al bene un male, quasi in un implicito accordo con leggi destiniche dove si trova suo malgrado a nuotare, ma anziché resistere asseconda il fluire degli eventi, e la vita, alla fine, le riserverà ancora belle sorprese.
Chiude la raccolta la poesia “Goditi il tuo fuoco”, trascritta a mano sopra l'autoritratto dell'autrice che, ricordiamo, è anche pittrice, e giornalista impegnata in problematiche sociali. Personalmente la conobbi nel 1996 come fondatrice dell'Accademia dei Parmenidei di Salerno e di un prestigioso Premio Letterario per il quale si spendeva con grande devozione e indefesso lavoro.
Mi colpirono il suo contagioso entusiasmo e la sua luce, dapprima al telefono e poi di persona, quando la incontrai a Salerno.
“Nella sua lettura gratuita”, scrive la Fasano “(Lo Specchio) ha avuto, in pochi mesi, oltre 250 letture”, e prosegue “Non tutti gli scrittori sono aiutati da campagne pubblicitarie e molti, come me, sono 'figli di un dio minore', per cui l'unico autentico sostegno ci viene da chi ci legge”.
Il libro, edito da Accademia dei Parmenidei, è in vendita su molte piattaforme del web.
La copertina è un dipinto di Bianca Fasano.
Loredana Zino 24 Giugno 2022

sabato 18 giugno 2022


 

Ammetto che sono un profano di musica rock. Ergo: non ci capisco molto! I miei figli dicono che sono “vintage” un po' su tutto. Anche sulla musica.
Sì, sì, ascolto anche io qualcosa di quel genere, però non conosco a fondo la storia dei gruppi, la nazionalità di chi ne fa parte e la loro parte più personale. Sono colpevole anche di non saper distinguere molto della loro musica.
So solo però che ho letto questo bellissimo libro “La marcia della regina nera” (Kaos-Gammalibri editore 1991) dell'amica Loredana Zino e mi ha illuminato su questo personaggio. Sapevo che c'era stato un film su di lui perchè me lo hanno detto i miei figli adolescenti che l'hanno visto al cinema. Quella volta, al rientro a casa, me ne hanno parlato entusiasti per una settimana intera.
Avevo ascoltato, e tutt'ora ascolto, qualche pezzo dei Queen fondati appunto da Mercury, e debbo dire che mi piacciono molto. Non sapevo, ad esempio, che fossero inglesi, me li facevo americani.... chissà perchè!!
Curioso però come ho scoperto questa biografia. Conobbi Loredana qualche tempo fa per un suo scritto, diario/memoria di una vita passata a teatro come regista e sceneggiatrice. Lo lessi nel gruppo comune di scrittori di cui facciamo parte. Le scrissi che il suo testo meritava davvero di essere pubblicato. Così diventammo amici di facebook; subito dopo, mi scrisse che era autrice di questo altro libro su Freddie Mercury, con due ristampe, ma che non si trovava più in commercio. Lei stessa me ne segnalò solo un paio di copie su Ebay. Una di queste l'ho presa al volo, mi é arrivata, l'ho letta in dieci giorni.... e ne sono rimasto si può dire “folgorato”!
Soprattutto l'ultimo capitolo riguardante la morte per aids nel letto/sudario di Mercury. Una descrizione da far accapponare la pelle: lui rannicchiato in posizione fetale, sudato, che respirava a fatica per via della devastante polmonite (causata dall'aids) e gli ultimi rantoli che preludevano la sua morte. Una scena davvero intensa, come se Loredana fosse presente anch'ella al capezzale di questo mito del rock, assieme alla compagna/amica di Mercury. E poi anche l'inizio del libro, una sorta di diario romanzato dove si segue tutto ciò che é stato ed ha fatto Mercury. Come se Loredana fosse sempre presente come testimone: una sorta di drone nascosto. Un'efficacia letteraria scelta dall'autrice che tiene vivo e sveglio il lettore. Un libro che merita davvero tanto. Da gustarsi pagina dopo pagina. Emozione dopo emozione che trasudano dalle righe di quelle pagine.
Una storia che non conoscevo. Un mito del rock molto umano e carnale, con una vita a dir poco “sballata”? Ai posteri l'ardua sentenza!!