mercoledì 25 maggio 2022


 

Orari da rispettare, bandiere da rispettare, programmi da rispettare, questa la vita degli insegnanti ma suscitare lo stesso rispetto dovuto alla loro difficile professione non è affidato ai requisiti del buon insegnante, ma solo alla fortuna di capitare con scolaresche non ancora completamente rovinate dai genitori! Nel suo libro di racconti, “Storie di Ordinaria Vita Scolastica”, Pathos Edizioni, il professore Davide Pelanda passa in rassegna, per così dire, più o meno l'intero ventaglio di tipologia di docente, e di studente. Non si fa mancare nemmeno uno sguardo divertito ad una certa caricatura di Dirigente Scolastico, unico racconto condito da una buona dose di surrealismo, fra le altre brevi storie, realmente accadute.

La scuola dei bei tempi andati, quella col “registro di carta”, “i banchi doppi”, e la scuola ai tempi del Covid, con l'alienante didattica a distanza, le valutazioni tecnologiche ed i banchi solitari.

Di quando in quando, un omicidio. Insoluto. Insoluto come il ruolo del professore di ieri e di oggi, cui vengono richieste sempre più doti di pedagogista ed anche di performante negoziatore, per evitare di essere travolto da eserciti di genitori incazzati e poco collaborativi.

Uno sguardo trentennale ed attento su questo spaccato di società, il sistema dell'istruzione e dell'educazione, che sente il peso della polvere e non trova il modo nè il sostegno per rinnovarsi.

In mezzo a tutto ciò, brilla come un diamante pazzo (per parafrasare i Pink Floyd), l'umanità sensibile e senza tempo di un docente, profondamente innamorato del proprio lavoro.


Loredana Zino

 

19 Maggio 2022


“Emilio, fiore congelato”.



Ieri sera alla tivù, in occasione del quarantesimo anniversario del Maurizio Costanzo Show, uno degli ospiti intervenuti in platea ha presentato il suo libro scritto durante la forzata inattività dello scorso lockdown. Un doloroso periodo che tutti i lavoratori, artisti e non, hanno sofferto sulla propria pelle. Viene spontaneo, quasi doveroso, tracciare un parallelo fra le storie di tanti altri, conosciuti e sconosciuti, delle loro creazioni, vicine a me o riportate, opere di creatività sbocciata durante un momento congelato per l'umanità, che ad oggi chiedono solo di offrirsi al sole della rinascita culturale. Una di queste è la storia di Emilio Doria. Emilio è un giovane scrittore, 34enne di Chioggia, che durante la reclusione dovuta all'emergenza sanitaria tracciava con i piccoli segni dei suoi posts su Facebook, malinconie profondissime e poetiche; le linee del proprio malessere individuale che si specchiava, caso o non caso, nel disagio di una collettività intera. A molti è andata così; la vita personale si è frantumata e confusa con l'esistenza del pianeta quasi in una simbiosi che ci vede ancora una volta in qualche modo collegati, tutti appartenenti ad un'unica razza, quella umana. I vibranti e delicati posts di Emilio sono stati notati e da lì il passaggio alla casa editrice Pragmata che lo ha voluto con sè, è stato breve. Nel 2021 esce il primo libro , “Le Pagine della nostra vita”, e di seguito “Quello che non sai, il cervello l'ha già deciso”. Presto si è meritato la menzione d'onore per la poesia “Malinconia”, partecipante al concorso “Alda Merini”.

E' presente al Salone di Torino 2022 con Historica Edizioni che propone l'antologia “Racconti della Natura 2022”, cui ha partecipato con la prosa poetica “Il cielo della mente, nel colore degli occhi”. Ad Emilio non manca nulla, per essere annoverato di diritto fra le giovani promesse letterarie. Ciò che nel suo cuore ha cercato di sussurrare, in un mondo dove quasi tutti strepitano, gli è sufficiente per connettersi con la parte di sé più saggia e matura, quella della sua coscienza cosmica, e di farne dono. L'esperienza, quella arriverà con il tempo, ma l'esperienza sta al talento come il manovale sta al buon muratore.

Loredana Zino