venerdì 30 settembre 2022
INTERVISTA ALL'ARTISTA E TRADUTTRICE MICHAELA NICOLOSI
La giornata mondiale della traduzione (International Translation Day – Journée mondiale de la traduction) è un evento celebrato ogni anno il 30 settembre in corrispondenza della festa di san Girolamo, il traduttore della Bibbia, considerato il santo patrono dei traduttori.
Il 30 settembre è un giorno importante per traduttori, mediatori linguistici, interpreti e tutti gli appassionati di traduzione nel mondo.
È il giorno dedicato alla Traduzione, per onorare il lavoro dei traduttori e l’importanza della disciplina nella storia e nella cultura internazionale.
Ho scelto di pubblicare oggi l'intervista alla Dott.ssa Michaela Nicolosi, in occasione di una festa mondiale che rende omaggio al suo enorme lavoro come traduttrice, scrittrice, docente di scrittura creativa.
Nel mio piccolo, ho voluto confrontare leggendo su Wikipedia i significati del verbo "tradurre", che ho poi chiesto a Michaela di ampliare secondo vari aspetti, cosa che si è prestata a fare con generosità e spirito di collaborazione.
Tradurre. Dal latino traducĕre «trasportare, trasferire».
1. Trasferire, volgere un testo, una frase o una parola in una lingua diversa dall'originale.
Tradurre all'impronta, senza usare il vocabolario; tradurre alla lettera; tradurre a senso, con una certa libertà rispetto al testo originale
2. Formulare nuovamente un dato concetto. “Potresti tradurre il concetto in parole semplici?”.
3. Esprimere in una certa modalità espressiva un sentimento, un'idea, ecc. “Tradurre le emozioni in parole”.
4. Esprimersi, manifestarsi in un dato modo. “Il malcontento si tradusse in rivolta”.
Tradurre è tradire?
di Francesco Vermigli.
“Un antico adagio – che in italiano facilmente fa leva sull’assonanza – recita che “tradurre è tradire”: vale a dire che trasportare un testo da una lingua ad un’altra significa forzarlo, snaturarlo… fin quasi a farlo morire....... dal momento che trans-ducere– cioè condurre un testo da una lingua ad un’altra – è un po’ come tradere, cioè consegnare quel testo alla lingua di arrivo: consegnarlo cioè a sintassi e lessico talvolta assai diversi rispetto alla lingua di partenza.
.. Si ricordi...il celeberrimo errore in cui incorse il grande Girolamo quando scrisse che Mosè scese dal Sinai non con il volto raggiante, ma con il “volto cornuto”; leggendo male la radice triconsonantica ebraica krn.... Qui ci riferiamo alla resistenza che ogni lingua fa, quando riceve da un’altra lingua un testo.
Dunque, sembrerebbe che l’adagio dica il vero e che non si possa uscire da una dinamica fatta di forzature e piccoli o grandi tradimenti del testo di partenza. Oppure no; oppure questo non accade sempre. E su questo “oppure no” vogliamo dire qualcosa, prima di chiudere.
Vi è anche un’altra possibilità che appartiene all’atto del tradurre. Ed è, a ben vedere, l’esatto opposto del tradimento del testo della lingua di partenza. Non ci riferiamo tanto a quello che in linguistica va sotto il nome di “forestierismi”, che nell’apparente fedeltà alla lingua originaria sono in realtà una dichiarazione di fallimento nell’opera di traduzione. Ci riferiamo a qualcosa di diverso, anzi radicalmente diverso.
Si tratta cioè di quell’opera delicatissima e mai completa che consiste nella appassionata e competente ricerca di una traduzione capace, addirittura, di meglio far comprendere il testo di origine. Qui la traduzione acquista i tratti dell’ermeneutica, è un’opera interpretativa che svela il nascosto sotto la schiettezza della mera parola. Ha un compito interpretativo e rivelativo. Qui la traduzione è un’arte...”.
Nota biografica.
Dott.ssa Michaela Nicolosi.
Nata in Inghilterra nel 1979 da madre anglo-tedesca e padre siciliano, cresciuta in Veneto e residente in Svizzera, dal 2008, Michaela Nicolosi è traduttrice e editor bilingue italiano/inglese. Si è laureata in traduzione tecnica e letteraria (tedesco, russo, inglese con base italiano) con lode e dignità di stampa presso la Scuola Superiore di Lingue Moderne per Interpreti e Traduttori dell’Università di Trieste nel 2004. Successivamente ha completato due master in traduzione economico-finanziaria e medico-farmacologica, per poi specializzarsi in traduzione giuridica. È stata CTU del Tribunale di Bologna e perito delle Camere di commercio e dell’artigianato di Bologna e Vicenza per la traduzione. In parallelo, ha approfondito gli studi in narratologia, scrittura creativa e editing, seguendo corsi tenuti dai maggiori esperti statunitensi di storytelling, tra cui Christopher Vogler (Il viaggio dell’Eroe), Michael Hauge (analista di storie per Hollywood), Jessica Brody (metodo di progettazione narrativa “Save the cat!”) e Martha Alderson (la “sussurratrice di trame”). Dal 2008 lavora part-time come traduttrice specializzata presso la Segreteria generale del Dipartimento federale di giustizia e polizia della Confederazione Svizzera e come editor letteraria e traduttrice presso l’agenzia editoriale Storia Scrivendo, di cui è fondatrice. Tiene corsi di formazione per scrittori ed è docente di scrittura creativa e progettazione narrativa presso l’università di lingua italiana Unitre di Berna; è la traduttrice esclusiva per l’italiano di Joanna Penn, esperta mondiale di self-publishing e marketing per autori. Ha recentemente completato una formazione di base in public speaking presso la Public Speakers University di Londra, sotto la guida dello speaker internazionale Andy Harrington.
LOREDANA : Ciao Michaela, desidero ringraziarti per avermi concesso questa intervista. Da scrittrice, sono colpita dalla gentile delicatezza con cui ti poni parlando del tuo lavoro, e da lettrice sono impressionata dalla mole di conoscenza e di esperienza, pur essendo giovane, che trasmetti nei tuoi lavori letterari.Leggendo la tua nota biografica, si evidenzia il bisogno di dare una voce alle tue doppie radici, quella anglosassone e la mediterranea. Ma forse c'è qualcosa di più profondo? Cercando su Wikipedia l'etimologia del verbo tradurre, come si legge sopra, ho voluto soddisfare una curiosità che nata studiando la tua storia. Ecco, vuoi dirci da dove nasce la vocazione di traduttrice?
MICHAELA: Grazie a te per avermi invitata a partecipare a questa intervista.
La traduzione ha sempre fatto parte della mia vita, fin da quando ho iniziato a parlare e forse ancora prima. Con mia madre parlavo infatti inglese, mentre con mio padre italiano e dovevo costantemente mediare tra tre culture diverse: quella italiana, quella inglese e anche quella tedesca, visto che mia madre è a sua volta mezza tedesca. Il mondo per me è sempre stato multilingue e multiculturale.
Così, quando ho dovuto scegliere la mia professione, ho deciso che volevo fare qualcosa che aiutasse le persone a comunicare, a capirsi e a scambiarsi idee e sogni. Per me tradurre non è solo trasporre parole da una lingua all’altra, è consentire alle persone di accedere a nuove fonti di sapere, in modo che possano vivere una vita dagli orizzonti più ampi, vedere il mondo con gli occhi di qualcun altro, vivere un’esperienza emotiva nuova o imparare a fare qualcosa che nessuno ha mai spiegato loro nella loro lingua. Per me tradurre significa in primo luogo abbattere barriere e condividere, poi vengono gli aspetti tecnici e le difficoltà della trasposizione linguistico-culturale, ma l’obiettivo primario è diffondere conoscenza.
LOREDANA : Nel tuo manuale “Self – publishing”, partendo a ritroso trovo il capitolo Karma sociale con cui ti avvii a trarre le dovute conclusioni sull'attività di self publisher, riscontro una verità fondamentale, per averla sperimentata di persona. Esiste realmente una solidarietà fra autori, più che in altre categorie di artisti? Tu che sei una studiosa delle dinamiche che ruotano attorno alle nuovissime tendenze editoriali e autoriali, come spieghi questo positivo fenomeno?
MICHAELA: A livello globale, tra le persone con un’inclinazione artistica nei settori creativi più disparati si sta diffondendo e affermando sempre di più il Movimento dei Maker, persone che vogliono sviluppare e realizzare i loro progetti in modo autonomo e guadagnarsi da vivere con essi. Molti si accorgono strada facendo che, data la complessità del mondo d’oggi, hanno bisogno di aiuto esterno per il marketing o per la realizzazione fisica dei loro prodotti e quindi si rivolgono ad altre persone con quelle competenze. Si stanno così creando delle reti di collaborazioni, in cui ciascuno contribuisce con le sue capacità e specializzazioni.
All’estero i vantaggi del dare e ricevere tra artisti sono conosciuti da molto tempo anche nel mondo dell’editoria, soprattutto da chi si autopubblica, ma anche da chi ha scelto la pubblicazione tradizionale. Le collaborazioni tra autori sono ormai all’ordine del giorno: ci si pubblicizza a vicenda, si creano cofanetti di libri con altri autori nel proprio genere, si organizzano eventi insieme, con l’obiettivo di regalare ai lettori la migliore esperienza possibile in modo che tornino.
Purtroppo in Italia questo approccio è ancora poco diffuso: qualcuno sta cominciando a muoversi in questa direzione, ma troppi autori hanno ancora paura che collaborando con altri possano perdere i loro lettori. In realtà l’effetto delle collaborazioni è l’opposto: se abbiamo scritto un buon libro e consigliamo ai lettori che lo hanno apprezzato un altro buon libro simile al nostro, i lettori ci saranno doppiamente grati e con tutta probabilità torneranno da noi per ulteriori letture. La brama di leggere dei lettori accaniti non sarà mai saziata: possono leggere il nostro libro e anche quello di altri, senza dimenticarsi di noi o rimpiazzarci, basta che regaliamo loro un’esperienza unica e profonda.
Le collaborazioni sono uno degli aspetti più interessanti e stimolanti del self-publishing e anche uno dei più redditizi, non capisco perché non sfruttarle. Aiutare gli altri, creare sinergie e realizzare progetti congiunti non è solo una grande soddisfazione, ci arricchisce anche come esseri umani e ci apre nuove porte come autori. Inoltre, quello che diamo agli altri torna sempre indietro in qualche modo. A me è successo diverse volte e quello che ho ricevuto è sempre stato più di quello che ho donato. Per quello credo fermamente nel karma sociale.
LOREDANA : Tornando alla tua carriera come traduttrice, affascinante dal punto di vista della ecletticità, come convivono in una persona come te attitudini così diverse verso ambiti apparentemente opposti fra loro?
MICHAELA : Da un lato sono una persona che si interessa di mille cose e questo si riflette nella mia carriera: se non so qualcosa vado a studiarmela, faccio ricerche, corsi, finché non ho raccolto tutte le informazioni che volevo. Dall’altro lato tradurre sempre le stesse cose può diventare estremamente noioso, quindi più sono gli ambiti in cui uno è specializzato e più variegato e interessante è il lavoro.
Tradurre per l’Amministrazione federale può sembrare lontano anni luce dal tradurre manuali sul self-publishing e sulla carriera di scrittori o dal lavoro di editing letterario, ma alla fine è tutto collegato. Basti pensare ai diritti d’autore e alla proprietà intellettuale, che sono disciplinati in leggi di pertinenza del Dipartimento in cui lavoro come traduttrice specializzata. Conoscendo la legge, posso gestire con cognizione di causa i miei diritti d’autore quando mi trovo a stipulare contratti di pubblicazione o traduzione (la traduzione è un’opera a sé stante con propri diritti d’autore, giusto per chiarire) e posso consigliare con fondatezza gli scrittori che seguo come editor. Lo stesso vale quando edito i loro romanzi: le informazioni che ho acquisito in ambito traduttivo mi servono per verificare la correttezza dei loro contenuti. Non lavoro mai a compartimenti stagni e ciò che sembra scollegato in fondo non lo è: alla fine si tratta sempre di parole che creano mondi, a prescindere che sia sotto forma di leggi o di romanzi.
LOREDANA : Sei la traduttrice ufficiale di Joanna Penn. Vuoi raccontarci come è nata questa collaborazione?
MICHAELA: Seguo il lavoro di Joanna da anni perché non c’è quasi nessuno al mondo con il suo bagaglio di esperienza e competenza nel mondo del self-publishing e dell’editoria indipendente. È partita da zero e ora gestisce un impero editoriale imperniato sulle sue oltre trenta opere di fiction e non fiction e, cosa ancora più importante per me, condivide sempre tutto quello che impara con chi vuole ascoltarla. Non per niente il suo podcast ha oltre 6,5 milioni di ascolti in tutto il mondo.
Dopo una puntata che avevo trovato particolarmente interessante, le ho scritto per ringraziarla per il suo lavoro e tutto l’aiuto che forniva gratuitamente agli scrittori. Le ho anche detto che ero traduttrice e editor e le ho chiesto se avesse mai valutato la possibilità di far tradurre i suoi libri in italiano. Abituata alle risposte negative che ricevevo in Italia ogni volta che provavo a imbastire una collaborazione, non mi aspettavo che un’esperta mondiale del suo calibro mi rispondesse. Invece mi ha scritto subito, chiedendomi quando potevamo sentirci. Così è nata la nostra collaborazione, sulla base del karma sociale: tu mi fornisci informazioni indispensabili per il mio lavoro, io ti permetto di accedere a un nuovo pubblico di lettori e insieme aiutiamo chi ha un messaggio da diffondere nel mondo a farlo nel migliore dei modi.
LOREDANA : Nel tuo libro “Guadagnarsi da vivere scrivendo” offri preziosi consigli a chi decide di compiere il grande salto e diventare un professionista. Come è nata l’esigenza di scriverlo?
MICHAELA : Il libro originale è di Joanna Penn, io l’ho tradotto, adattato e integrato, dove necessario, per il mercato italiano. L’intenzione di Joanna, e poi la mia per l’italiano, era offrire agli scrittori una gamma comprovata di strategie per sfruttare i propri libri in diversi modi, così da generare più introiti rispetto alla semplice vendita dei libri. In genere si pensa che gli autori di bestseller diventino ricchi vendendo libri. In realtà, se si analizzano le fonti di reddito degli scrittori con i patrimoni più ingenti, la maggior parte dei loro introiti deriva da attività collaterali e da una corretta gestione dei diritti d’autore. In Italia non avevo mai trovato opere esaustive come quella di Joanna in materia e quindi, insieme a lei, ho scelto di colmare questa lacuna.
Ovviamente le strategie di marketing illustrate possono essere usate da chiunque, anche da chi ha scelto la pubblicazione tradizionale con casa editrice, perché sono finiti i tempi in cui si poteva vivere di anticipi e l’editore si occupava di tutto. Oggi agli scrittori sono richieste svariate competenze e questo libro raccoglie tutte le alternative che ci sono per generare soldi a partire da un libro di fiction o non-fiction – e sono davvero tante.
LOREDANA : Non è per niente semplice, per chi non ne mastica di tecnologia, autopubblicarsi. Nel tuo sito organizzi corsi di scrittura creativa e offri consigli su come destreggiarsi nel web, ma in che modo si può riuscire a far crescere di pari passo creatività e tecnologia?
MICHAELA : Scrivere e vendere romanzi non è una cosa facile, richiede molto impegno anche al di là della scrittura in senso stretto.
La tecnologia si sta sviluppando a ritmo vertiginoso anche nell’editoria ed è effettivamente difficile tenere il passo con tutte le alternative presenti per la pubblicazione. La cosa essenziale, per chi vuole autopubblicarsi, è capire come funzionano a grandi linee i vari servizi disponibili, cos`è un aggregatore, cos`è una piattaforma di vendita, quali sono le alternative più diffuse, cosa vuol dire pubblicare in esclusiva oppure “wide” e via dicendo. Solo così un autore può scegliere il percorso che più gli si addice.
Per capire come funziona il mondo del self ci sono diversi gruppi seri sui social, che si occupano degli ultimi sviluppi, ci sono anche podcast in italiano e poi ci sono i manuali come “Self-publishing di successo”, che si prefigge proprio di aiutare gli scrittori che si approcciano al self-publishing a capire come funziona questo complesso mondo. Chi odia la tecnologia o non ritiene di avere le competenze necessarie può demandare la cosa a servizi che si occupano di pubblicazione e a volte anche di marketing, basta pagarli.
Ciò che non si può demandare ad altri, se si vuole essere scrittori, è la scrittura (ghostwriter a parte). Qui, se si vuole evitare di deludere i lettori, entrano in gioco l’apprendimento delle tecniche della scrittura creativa e la padronanza dello storytelling, ossia la capacità di raccontare storie che affascinino i lettori. Scrivere non è solo un’arte, è anche un mestiere e come tale ha i suoi strumenti. Per imparare a usarli ci sono corsi, blog di editor ed esperti e manuali.
Certo, tutto questo richiede tempo e denaro e a volte anche rinunce: ciascuno deve stabilire le proprie priorità e vedere quanto crede nella propria storia.
LOREDANA : Come definiresti la tua missione, se ritieni di averne una?
MICHAELA : Missione è una parola che mi spaventa un po’. Diciamo che il mio sogno è quello di rendere gli scrittori più consapevoli di cosa significhi scrivere e pubblicare romanzi, sia dal punto di vista del contenuto che dal punto di vista del processo di pubblicazione e del marketing. Basta leggere i post sui social per capire che tanti navigano nel buio. Mi piacerebbe regalare loro una lanterna, sempre che la accettino… È anche quello che cerco di fare attraverso lo “Scrigno dello Scrittore” sul sito di Storia Scrivendo: chi si iscrive può scaricare schede e checklist su svariati aspetti della scrittura creativa e utilizzarle come riferimento in fase di progettazione, scrittura o revisione dei propri romanzi. Aggiungo continuamente nuove schede, anche su richiesta degli scrittori, ed è tutto è gratis.
Scrivere è terapeutico?
MICHAELA : Assolutamente sì. Io scrivo per rigenerarmi e a volte anche per superare fasi difficili. Senza la scrittura non so cosa avrei fatto in certi momenti della mia vita. L’unica cosa che sconsiglio caldamente a chi comincia a scrivere per superare un’esperienza traumatica è di pubblicare quello che scrive senza averlo prima trasformato in un romanzo vero e proprio. Se uno non intende pubblicare e vendere il proprio lavoro, ma solo elaborare un trauma, allora può scrivere quello che vuole come vuole. Ma se uno desidera pubblicare quello che ha scritto, allora deve tenere conto anche del lettore e delle sue esigenze e aspettative.
LOREDANA : Quando hai capito di voler essere una scrittrice?
MICHAELA: Ho sempre avuto storie che mi giravano per la testa, ma, sapendo dalla mia esperienza di traduttrice che le parole non trovano posto sulla pagina a caso, ho preferito imparare come scrivere un romanzo prima di mettermi a scrivere. Grazie al fatto di essere bilingue, ho potuto studiare con diversi esperti statunitensi e ciascuno di loro mi ha insegnato qualcosa di unico. Ora cerco di applicare quello che ho appreso ai miei romanzi e di insegnarlo ad altri nei miei corsi.
LOREDANA : Quali sono i tuoi sogni, i tuoi progetti da qui, diciamo, a dieci anni?
MICHAELA : Per quanto riguarda la traduzione, sicuramente pubblicare altri manuali di Joanna Penn in italiano. Per quanto riguarda, invece, la scrittura creativa, fare molti più webinar e corsi per scrittori. Vorrei anche organizzare dei retreat per scrittori attraverso la mia agenzia editoriale, Storia Scrivendo, per lavorare dal vivo sui loro progetti di scrittura e approfondire la loro padronanza delle tecniche della scrittura creativa in un contesto privo di distrazioni esterne, ma questo progetto è ancora in fase embrionale. Per quanto riguarda, infine, i miei romanzi, vorrei continuare a scriverne sia in italiano che in inglese.
LOREDANA : Qual è il libro che non hai ancora scritto?
MICHAELA : Ne ho almeno tre in testa al momento, ma con due lavori e tre figli i miei romanzi sono sempre l’ultima cosa sulla lista. Però sono anche quello che mi salva alla fine di una giornata di corse e stress, quindi devono rimanere sulla mia to-do list.
LOREDANA : Il libro che ti ha ispirato di più?
MICHAELA : Ce ne sono tanti, ma ultimamente ho analizzato in dettaglio alcune opere di Jojo Moyes per preparare un corso che terrò a ottobre all’Unitre di Berna e trovo che abbia una padronanza eccezionale delle tecniche della scrittura creativa: non c’è una frase nei suoi romanzi che non abbia un perché. Il lettore non lo sa, ma lo percepisce a livello inconscio e il risultato sono milioni di libri venduti. Poi tratta sempre temi profondi e controversi, per cui attendo sempre con impazienza il suo prossimo romanzo sia come lettrice che come studiosa di narratologia.
LOREDANA : Ci parli dei tuoi libri, indicando dove li possiamo trovare?
MICHAELA : “Self-publishing di successo” e “Guadagnarsi da vivere scrivendo” sono manuali per scrittori, che aiutano a districarsi nel complesso mondo del self-publishing e del marketing editoriale e a gettare le fondamenta per una carriera di scrittore. Sono in vendita su Amazon, sia in cartaceo che in e-book (attualmente anche nel programma Kindle Unlimited). In cartaceo possono essere acquistati anche su Totem, il nuovo store di StreetLib.
Il romanzo che ho scritto in italiano è attualmente in fase di valutazione in un concorso, quindi purtroppo non ne posso parlare, ma possiamo ritrovarci tra qualche mese e ve ne parlo in lungo e in largo.
MICHAELA : Domanda fantasy, se ti va di giocare un poco. Immagina che dalla tua mente ora nasca un personaggio, maschile o femminile, reale o immaginario, che commenti con una frase la nostra intervista. Cosa direbbe?
“Sono sollevato di scoprire che non sono l’unico con una vocazione”, detto dall’antagonista del mio romanzo.
Recapiti: Storia Scrivendo, www.StoriaScrivendo.it, e-mail: info@storiascrivendo.it, Linktree: storiascrivendo, Facebook: StoriaScrivendo, Instagram: storia_scrivendo, LinkedIn: Storia Scrivendo
mercoledì 28 settembre 2022
MARLENA BALTARIAN
Sono nata a Beirut l’11 Agosto 1962 e fino dalla più tenera età mi sono appassionata nell’arte del disegno e della pittura, tanto che nel 1990 conseguo il diploma di Interior designer alla C.I.T. Di Beirut. Ho cominciato a lavorare come Jewellery designer; senza dimenticare la mia passione per la storia dell’arte, frequento un gruppo di artisti del “Minassagan Art Group” , dove ho affinato l’arte sia del disegno che delle tecniche pittoriche.
La pittura mi ha portata a interessarmi di arte figurativa e in particolare al periodo al Rinascimento italiano, dove ho avuto la possibilità di ammirare e studiare le opere dei più grandi artisti, come Giotto, Masaccio, Michelangelo, Raffaello.
Ho partecipato a diverse mostre sia in Libano che in Italia, dove ho preso parte ad alcune esibizioni dal vivo, chiamate Art – Fusion, organizzate dal Circolo Arci La Conchiglia.
Ho collaborato all’allestimento con alcune mie opere di carattere religioso nelle chiese Armenian Resurrection, San George, Sant’Antonio e San Vartan, a Beirut.
Recentemente ha realizzato un grande dipinto su tela raffigurante San Sarkis per una chiesa di Los Angeles, USA.
I primi anni sono quelli dove tutto è semplice, dove la voglia di fare prende il sopravvento sulla tecnica, dove il pennello s’intinge nei colori della fantasia e traccia sulla tela linee ardite che sfociano in qualcosa di mai visto.
Sono i tempi dove ci si convince di essere capaci di fare tutto e dove tutto riesce per il meglio.
Un’improvvisa ispirazione, da scene giornaliere di vita, parenti e amici, in questi fantastici inizi riesce spontaneo. I colori sono la metafora della vita; ognuno guarda con i propri occhi e scorge cose diverse, scoprendo la sensibilità di carpire un mondo che è solo nostro. Dove anche con la semplice copia di un dipinto si raggiunge qualcosa di speciale. I primi anni sono quelli delle scoperte, degli azzardi, ma anche dello studio, dell’apprendimento e degli incontri.
Si conoscono artisti e si frequentano gruppi, non si finisce mai di scoprire, di sperimentare, di conoscere. Con gli amici creativi si condividono esperienze, metodi di lavoro, si conoscono altri approcci con cui approfondire e migliorare le varie tecniche e magari impararne di nuove. Spiccano tra questi il Minassagan Group e artisti come Rudig Bedrossian e Leonie Pilar, da cui ho appreso lezioni non solo di pittura.
Le visite a Roma e Firenze hanno aperto nuovi spiragli, Gli insegnamenti postumi dei grandi maestri, gli immensi affreschi nelle chiese, opere immortali, che hanno resistito all’usura del tempo, che si sono difese dalle guerre, dai disastri, dalle mode e dall’incuria dell’uomo.
Oggi il mondo si rivela per quello che è; c’è bisogno di bellezza, di armonia, di comprensione e soprattutto di pace, cose che solo l’arte sa dare. Oggi sono consapevole dei miei limiti ma anche di ciò che posso dare, solo colorando una tela.
Riguardando gli artisti del passato che trovavano ispirazione dipingendo nelle chiese, oggi anch'io ho trovato la mia strada. Un piccolo sentiero in salita, dissestato, dove la poca luce che illumina i miei passi proviene dalla fede e dalla certezza, che se anche in questo mondo tutto è effimero e nulla è eterno, c’è una sempre una speranza per chi la sa cogliere.
“Ogni ritratto dipinto con passione è il ritratto dell’artista, e non del modello.”
Oscar Wilde.
Ciao Marlena, grazie di avere accettato l'invito a parlare di te. Leggendo la tua biografia, si capisce che l'attrazione per il mondo del colore ti proviene dall'infanzia, per poi svilupparsi in maniera completa, a tutto tonddo, nella prima giovinezza e nell'età adulta, dove hai deciso di approfondire e di sperimentarti.
Immagino la tua meraviglia, la tua emozione visitando le città d'arte italiane, ricche di opere inestimabili di quelli che giustamente chiami grandi maestri.
Parli della tua fede e non si può fare a meno di notare che molta parte del tuo lavoro è stato commissionato da chiese libanesi e statunitensi, tanto da arrivare a definirla la tua strada. É bello il tuo sguardo al passato, ritrovando e rivivendo le atmosfere dei grandi che affrescarono le chiese della loro epoca, retribuiti dai vari Papi.
É importante il sentimento di partecipazione nel rendere migliore il mondo con l'atto creativo. Come se tu sentissi che, il benessere che provi dipingendo, possa in qualche modo essere trasmesso anche intorno a te.
Conosco i tuoi ritratti dei santi, i tuoi acquerelli, i tuoi paesaggi, le tue astrazioni, e mi colpisce in maniera particolare la varietà delle tecniche. Nei ritratti compare una componente quasi naif, come lo sguardo della bambina che si incanta a contemplare il mistero, e prova amore per quelle figure mistiche tanto da voler rendere loro un omaggio. Gli acquerelli mi comunicano la tua vena malinconica, mentre nei paesaggi, come nelle composizioni floreali, io vedo la donna matura che si specchia nella sua forza. Mi rendo conto di dare un'interpretazione totalmente da profana, e molto personale.
Loredana Zino
Website: https://www.marlenebaltarian.com/
Website: https://www.marlenebaltarian.com/
giovedì 15 settembre 2022
La splendida, profonda recensione di una grande artista a tutto tondo, che mi onora dal 1996 con la sua maestria e amicizia.
“Memorie di una regista scostumata”. Di Contessa Scalza.
Recensione di Bianca Fasano.
Vorrei poter dire di “aver fatto teatro”. In realtà non l’ho fatto. Tuttavia ho scritto una commedia di un atto (mai recitata da nessuno”), dal titolo: “La saggezza della follia” e ho partecipato al tentativo di portare in scena una commedia (eravamo un pallido gruppo teatrale”, di cui ricordo una battuta: “Cosa credi, che io sia felice?”).Dimenticavo: ho anche prestato un mio quadro per porlo in scena in una compagnia cui non avevo nessuna parte recitativa e lavorato (danza), da piccola, fino ai dodici anni. Per Rai uno.
Dico questo per far comprendere perché, in qualche modo, mi sono calata subito nella narrazione (non romanzo, non biografia), della “Saggia regista”.
"Memorie di una regista scostumata". Tuttavia mi ci sono avvicinata con cautela, rendendomi conto che si trattava di un lavoro complesso in cui, gettate lì come per caso, vi sono inserite molte "dritte" sul modo con cui noi esseri umani gestiamo la nostra vita, anche inconsapevolmente. Chi, come Loredana Zino, si guarda dentro, ricercando anche "passati nascosti" e personalità diverse (possibili reincarnazioni), offre un aiuto a chi non sa contattare il proprio io. Un insegnamento, direi.
L’autrice, che per un lunghissimo periodo si è inserita come regista (non professionista, come asserisce, per scelta), nel mondo dello spettacolo teatrale, t’immerge, senza salvagente, in un mare di emozioni che lei definisce: “I ricordi semiseri, di una carriera nata per caso, danno spazio alla domanda che talvolta ci poniamo davanti ad uno specchio: "Chi sono io?".
Una persona come lei, che si lancia nella vita come un’affamata alla ricerca continua di viverla il più possibile, insinuandosi nella possibilità di avere vissuto vite precedenti e cercando le mille sfumature dell’Io non poteva non convincersi e convincerci che un essere umano normale sia composto di migliaia di questi “Io”, tanto che ci si riferisce a loro come ai “molti Io”. Non poteva non scontrarsi con quella che lei definisce come: “La lunga malattia degli attacchi di panico”. Quasi fosse una patologia nata per fermarla, con cui, invece, ha convissuto, trascinandola con sé “comicamente” (come afferma), nelle tappe dei tour teatrali, affogandola nei personaggi che creava e conduceva al pubblico, negli amori e nelle passioni che si realizzavano sulle assi dei teatri, portate davanti agli spettatori. Chi recitava era accecato dalle luci della ribalta che dividevano gli attori da quell’insieme di esseri venuti ad ascoltare, carpire, giudicare, forse applaudire.
“Scrivo le mie memorie di teatrante, cosicché faccio spazio e non se ne parli più”.
Come una liberazione.
Lei ci insegna, se mai non lo avessimo capito, che siamo tutti protagonisti di “Un gioco di ruolo”, (role-playing game). Un gioco dove i giocatori assumono il ruolo che scelgono o gli assegna la vita, mentre, invece dovremmo essere padroni di rappresentare più personaggi e, per mezzo della nostra capacità d’immedesimazione, riconoscere le motivazioni degli altri e aiutarci a conviverci.
Non tutti possono, effettivamente, partecipare ai giochi di ruolo e raggiungere, attraverso lo scambio dialettico, uno spazio immaginario, dove permettere che avvengano fatti ed eventi fittizi. Realizzare un'ambientazione narrativa e immergersi in altri “se stessi” che ci facilitino a comprendere le sceneggiature della vita.
Il termine “role playng” fu usato per la prima volta dallo psicologo Jacob Levi Moreno1, che coniò l'espressione Role Play nel 1934 e sperimentò nel 1921 il "teatro della spontaneità", e negli anni la "tecnica dello psicodramma" attraverso cui il paziente recita un avvenimento del suo passato per lui conflittuale e quindi s’immedesima nell’antagonista e supera il disturbo.
Loredana offre, con il suo lavoro, lo spunto per comprendere come in ognuno di noi potrebbe esistere la possibilità di “cambiare il proprio personaggio” e guardare nel fondo di se stessi per incontrarsi con un altro “io”, più capace di affrontare il momento della vita che sta vivendo.
Da regista, inoltre, sente la necessità di lavorare "Abbattendo la quarta parete", come Pirandello, ossia eliminare il confine che allontana il palcoscenico dal pubblico, quel limite che separa la finzione scenica -rappresentativa dalla realtà, come accade in "Sei personaggi in cerca d'autore".
Nel 1996, trentacinquenne, si avvicinò alla “Compagnia Sceneggiate Scomposte” per apprendere. Fu amore a prima vista, un amore ricco di realizzazioni e soddisfazioni che si alternavano alla sua vita di scrittrice: “L’altra Loredana”.
Si chiede: “Può essere che la recitazione sia adatta a chi non ha ancora accettato il suo lato oscuro, il lato Ombra di cui parlano gli psicologi? Molto a lungo, ad esempio, io usai il mezzo teatrale per mettere in scena i miei casini interiori, i copioni che il mio inconscio, come meccanismo di difesa, mi spingeva a recitare nella vita. Non mi sento un caso speciale, al contrario, mi reputo molto comune”.
Insomma: liberarsi “dei copioni interni, perlopiù schemi difensivi radicati nell'infanzia”.
La “terapia del teatro” non travolge con le emozioni in quanto è finzione: “Recitare apre quel paracadute di soffice seta rosa che fa osare voli pericolosi atterrando sempre in piedi”.
“Avevo già pubblicato il libro su Freddie Mercury, La Marcia della Regina Nera”. Ci dice. Che è ricordata come “La prima biografia del celeberrimo vocalist dei Queen: ricostruisce, in forma romanzata, la leggendaria, vorticosa, trasgressiva vicenda umana e artistica di Freddie Mercury. Kaos Edizioni, 1992”. Scopriamo di lei un’infinità di cose, seguendola nel suo “dialogo interiore”, ad esempio i corsi di scrittura creativa da lei organizzati presso il centro Lara di terapie alternative in Largo Zecca ("piazza Corridoni" durante il periodo fascista) che è una piazza del centro storico di Genova, situata tra i sestieri della Maddalena e di Prè.
Nel suo “viaggio interiore” riflette sul modo con cui lo scrittore, oggi, abbia dovuto adeguare alla vita sociale dei social: ”Venticinque anni fa lo scrittore viveva quasi come un eremita. Oggi fa le presentazioni, fa i readings, si confronta con gli altri. Pubblica su Facebook, coccola i suoi followers. Socializza!”.
Dannatamente vero, anche nelle difficoltà che tale ruolo comporta: essere costantemente esposto e conosciuto, mentre, prima, era il romanzo, il racconto, il lavoro letterario che faceva da scudo. Non importava chi l’avesse scritto. Loredana ci dice che è stata in grado di dirigere una Compagnia, La Conchiglia, per vent'anni “adeguandola ogni volta alle novità e alle ricchezze che la vita ci elargisce sotto forma di esperienza”. Un gran merito. Inoltre ci spiega che “Il teatro é corpo”, invitandoci a ricordare quando, bambini abbiamo dovuto “prendere confidenza” con il nostro corpo: “Com'e che i bambini apprendono la vita? Con il gioco. Che per loro e la cosa più seria del mondo. Loro ci credono!”
Vero.”Se io fossi il re e tu la regina. Se io fossi il cavaliere e tu il cavallo… Se io fossi!” Chi di noi, bambino, non ha fatto quel gioco? Alcuni psicologi sostengono che, quanti non ci sono passati, malgrado la presenza dei “neuroni a specchio”, non riescono ad immedesimarsi “nell’altro”.
Loredana Zino ha utilizzato l’arte del teatro, se ne è impregnata e regala a noi le emozioni, i ricordi, le complessità, le difficoltà e le realizzazioni come se dovesse, in qualche modo, distaccarsene, per compiere altri percorsi: “Scrivo le mie memorie di teatrante, cosicché faccio spazio, e non se ne parli più”. Aiutandoci anche nella ricerca del “proprio posto nel mondo”. Liberandoci da quella che lei definisce “La conquista di una Seggiola, di una collocazione (…” Che ci permette di trovarlo, quel posto nel mondo, che lo rende lecito.
Un lavoro, dunque, che non è romanzo, né biografia (di lei, volendo, si può sapere attraverso i canali del web), piuttosto una chiusura, una caduta di sipario su di un -suo- lungo periodo di vita, attivo, creativo, sperimentale, che ci regala assieme alle cose che quel periodo le ha insegnato. Pensando possa anche aiutarci a rapportarci meglio con la nostra “maschera”, oppure, anche, a toglierla di tanto in tanto, per essere più liberi.
Bianca Fasano
https://www.amazon.com/dp/B0B8R937YB?ref_=pe_3052080_397514860
Nello scatto di Vassallo Roberto: Loredana Zino e Federico Galliano
presso teatro Soc Certosa.
Grazie a Davide Pelanda per averlo letto durante una delle incasinatissime stesure.
venerdì 9 settembre 2022
Oggi voglio condividere con voi la recensione fatta ad una grande artista, Bianca Fasano, napoletana, che mi fu mentore.
Leggere Bianca, la sua napoletanità e forza d'animo, è sempre una sferzata di energia, lo raccomando.
RICORDI DI UNA SCRITTRICE, racconto di Bianca Fasano.
Dedicato alla professoressa Adele Cilibrizzi Chiancone
Il racconto è breve e viene pensato come una dedica all'insegnante della scuola d'arte Istituto Palizzi, Adele Cilibrizzi Chiancone. É preceduto da una prefazione dove la Fasano prende in dovuta considerazione la strada complessa che autori e autrici, come lei della “vecchia scuola”, debbono praticare per adeguarsi all'era del digitale, compiendo quel salto obbligato dalla macchina da scrivere, e controverse relazioni con gli editori, al portatile e al self publishing, un cambiamento rapido quanto drastico che ha rivoluzionato il mondo della letteratura. Nipote d'arte, giornalista, scultrice, pittrice, poetessa e scrittrice, la Fasano ama sovente annoverarsi nella categoria da lei definita “figli di un dio minore”, riferendosi all'oceano più o meno invisibile degli autori che non arrivano a godere dei voli promozionali garantiti dai grandi colossi editoriali (“comunque in crisi”).
Fa sorridere, immaginarla seduta davanti alla sua Olivetti a correggere gli errori (oggi si chiamano “refusi”) col bianchetto, o trascorrere le ore in biblioteche non proprio a chilometro zero, e ritagliarsi gli spazi più impensabili per le infinite riletture, tra gli impegni di giornalista e di madre, prima di presentare un manoscritto all'editore.
“L'odore dei libri, per i ragazzi delle sue classi, non potrà mai apparire piacevole come appariva a lei, quando ne teneva uno tra le mani. Fosse quello “nuovo” dei testi scolastici, oppure quello “antico” dei libri della biblioteca del padre”.
Il ricordo più prezioso va alla prof.ssa Cilibrizzi, che col suo “sorriso quasi mesto” allorchè Bianca bambina le confidò di voler diventare una scrittrice, anziché metterla in guardia da una strada tutta in salita le fa da inconsapevole “sprone”; quel sorriso, sulle prime non interpretato, apre un varco nella coscienza della piccola artista, che pensa le poesie sull'autobus e a casa le trascrive, accompagnandola fino all'età adulta.
Infiniti modi ha l'artista di forgiare dentro il suo vissuto più significativo la misteriosa spinta a procedere.
Loredana Zino
lunedì 5 settembre 2022
La morte ti sorride e altri racconti è un insieme di racconti umoristici come La Morte ti sorride e La mantide religiosa, e romantici come Il primo bacio di Elisa, fino a racconti che toccano temi d'attualità come La rottura e Sognando Marilyn. Un mix di emozioni che trapelano da ogni narrazione, mescolati con un pizzico d'ironia e di sarcasmo.
Barbara Castellano nasce e vive a Genova, dove si laurea in Scienze della Formazione. Appassionata di libri, di cinema e di teatro; ha frequentato diversi corsi di recitazione e preso parte a svariati spettacoli. Scrive poesie e racconti sin dalla scuola superiore.
Ama mettere nei suoi scritti le proprie emozioni come lo fa anche sul palcoscenico.
Trovate l'e-book Kindle e le recensioni, molto sentite, al seguente link:
https://www.amazon.it/morte-sorride-altri-racconti-ebook/dp/B08TT3PLL5/ref=sr_1_10?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&crid=KFT56NFTBVBP&keywords=barbara+castellano&qid=1662390346&s=books&sprefix=barbara+castellano%2Cstripbooks%2C1687&sr=1-10
giovedì 1 settembre 2022
Cari Amici, il romanzo che segnalo oggi è un erotico di quelli hot, scritto dalla vivace Autrice Alessandra Paoloni, qui pubblicata con lo pseudonimo affascinante di Nerissa May, che ringrazio per la sua piccante presenza sul mio giovane blog.
Titolo: Dagger Drown College
Autore: Nerissa May
Genere: romanzo erotico
Casa Editrice: Self-publishing
Pagine: 148
Serie: Dagger Drown College
Trama: Peyton Chandler è la figlia di un ricco senatore, la cui vita sentimentale e sessuale è stata sempre oggetto di gossip e delle prime pagine dei giornali.
Axel Rice lavora per un'agenzia di sicurezza che si occupa della sorveglianza di case e ville di persone abbienti, in quel di Beverly Hills.
Entrambi non sanno che i loro destini stanno per collidere a causa dei segreti del Dagger Drown, il prestigioso college dal quale Peyton è scappata dopo aver fatto delle sconcertanti scoperte.
Al Dagger Drown c’è più di una società segreta.
Al Dagger Drown studenti e professori custodiscono incontri clandestini, rivolti all’unica via del piacere.
Il segreto e il peccato. Peyton e Axel ne rimarranno travolti.
Ma quale sarà il prezzo da pagare?
Romanzo breve. La lettura è consigliata a un pubblico adulto a causa delle scene descritte e del linguaggio utilizzato.
Nerissa May è lo pseudonimo con il quale Alessandra Paoloni pubblica storie per soli adulti. La sua produzione, o fabbrica delle idee come preferisce chiamarla, nel corso degli anni ha toccato svariate fasce d’età. Impegnata adesso anche in storie per ragazzi, ha ritenuto opportuno mettere ordine negli immensi stanzoni della sua fantasia.
Alessandra Paoloni ha pubblicato anche per Newton Compton Editori, Delos Digital e Delrai Edizioni.
https://www.amazon.it/Dagger-Drown-College-Nerissa-May-ebook/dp/B0BC9VKV64/ref=sr_1_1?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&keywords=nerissa%20may&qid=1661925008&sr=8-1&fbclid=IwAR2V4ld671t6QqQTDqaPqunt5uK9Ep5rvSLbm-1KJw3uSfaOQiIVAaWljHk
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